articolo e fotografie di Toni Pierdomè
La fotografia diventa interessante quando il fotografo è in cerca di stimoli. Negli ultimi anni c’è stato un ritorno importante al passato, ossia la riscoperta di vecchie ottiche dell’era analogica da usare su fotocamere digitali di ultima generazione.
Certe ottiche con i loro difetti conferiscono alle immagini un aspetto poetico e tipico di altri tempi.
Questa tendenza ha indubbiamente condizionato le scelte dei più noti produttori di fotocamere, i quali hanno iniziato ad orientarsi verso la produzione di mirrorless per assecondare il desiderio degli utenti di poter utilizzare facilmente ottiche del passato.
Oggigiorno non è un problema montare ogni tipo di lente su fotocamere moderne, esistono adattatori per ogni esigenza, uno dei quali sicuramente ha avuto maggiore importanza.
Parliamo dell’adattatore M42, ossia il vecchio passo a vite che per decenni ha contraddistinto l’attacco standard di innumerevoli sistemi fotografici. La sua importanza deriva dalla sua semplicità, in quanto non è altro che una filettatura da 42×1.
Ma la nuova frontiera riguarda l’adattamento di ottiche originariamente progettate non per fotografare.
Gli adattamenti più bizzarri e interessanti sono proprio quelli che riguardano ottiche concepite per non vedere mai la luce del sole: ottiche di proiettori, di ingranditori, di visori notturni, e persino ottiche assemblate all’interno di macchinari, tipo minilab e fotocopiatrici.
texts and photographs by Toni Pierdomè
Photography becomes interesting when the photographer is looking for motivation. In recent years there has been an important return to the past, the rediscovery of old optics from the analogue era to be used on the latest generation digital cameras.
Certain optics with their defects give the images a poetic and typical aspect of other times.
This trend has undoubtedly conditioned the choices of the best-known camera manufacturers, who have begun to move towards the production of mirrorless cameras to satisfy the desire of users to be able to easily use optics from the past.
Nowadays it’s not a problem to mount any type of lens on modern cameras, there are adapters for every need, one of which was certainly more important.
Let’s talk about the M42 adapter, that is the old screw pitch that for decades has characterized the standard attachment of countless photographic systems. Its importance comes from its simplicity, as it is nothing more than a 42×1 thread.
But the new frontier concerns the adaptation of optics originally designed not for photography.
The most bizarre and interesting adaptations are precisely those concerning optics designed to never see the light of the sun. Optics of projectors, enlargers, night vision goggles, and even optics assembled inside machines, such as minilabs and photocopiers.
La scelta creativa della lente è molto intrigante perché influenza in maniera determinante il risultato finale della fotografia.
Considerando quanto sia vasto il mondo delle ottiche, si può già intuire la potenzialità espressiva di tali elementi. Sperimentando obiettivi non convenzionali, si moltiplicano le possibilità creative e la resa assume un gusto poetico tra profondità di campo e sfocati surreali. Dal ritratto al macro, i risultati possono essere davvero strabilianti.
Adattare questo tipo di ottiche non è sempre facile, tuttavia con uno studio attento delle caratteristiche, si può riuscire a montare questi strani vetri su qualsiasi apparecchio fotografico.
Le difficoltà maggiori che si possono incontrare riguardano il tiraggio, ossia quella distanza che separa il piano pellicola (o sensore) dalla baionetta. Ciò accade perché certe ottiche erano state concepite per equipaggiare dispositivi molto diversi da una macchina fotografica.
A volte accade che una determinata ottica possa avere un tiraggio talmente corto che per consentirne l’uso su di una fotocamera bisognerebbe farlo penetrare pericolosamente dentro il bocchettone. In altri casi invece, ci potremmo trovare di fronte un tiraggio talmente lungo al punto che potremmo essere costretti ad anteporre spropositate prolunghe che di fatto renderebbero estremamente difficoltoso, se non impossibile, un utilizzo pratico.
Partendo da queste considerazioni, iniziamo ad entrare più nello specifico e cerchiamo di capire cosa è possibile adattare, e soprattutto come farlo.
Come già accennato, gli involontari donatori di queste ottiche sono spesso proiettori cinematografici o proiettori di diapositive. Questi ultimi sono ancora di facile reperibilità e a buon mercato.
Proprio perché sta nascendo una vera e propria moda riguardo con conseguente interessamento da parte di fotografi amatoriali e professionisti, ciò comporta e comporterà un aumento dei prezzi e una minore disponibilità di questo genere di ottiche.
Per cui se qualcuno fosse interessato a sperimentare queste stranezze, farebbe bene a darsi da fare fin da subito.
The creative choice of the lens is very intriguing because it has a decisive influence on the final result of the photograph.
Considering how vast the world of optics is, one can already guess the expressive potential of these elements. By experimenting with unconventional lenses, the creative possibilities multiply and the rendering takes on a poetic taste between depth of field and surreal blurs. From portrait to macro, the results can be truly mind-blowing.
Adapting this type of optics is not always easy, however with a careful study of the characteristics, it is possible to be able to mount these strange glasses on any camera.
The greatest difficulties that can be encountered concern the draw, the distance that separates the film plane (or sensor) from the bayonet.
This happens because certain optics were designed to equip devices very different from a camera.
Sometimes it happens that a particular lens can have such a short throw that to allow its use on a camera it would be necessary to make it penetrate dangerously inside the union. In other cases, however, we could find ourselves faced with a draft so long that we could be forced to put in front of them disproportionate extension cords which would in fact make practical use extremely difficult, if not impossible.
Starting from these considerations, let’s start to get more specific and try to understand what it is possible to adapt, and above all how to do it.
As already mentioned, the involuntary donors of these optics are often cinema projectors or slide projectors. The latter are still easily available and cheap.
Precisely because a real fashion is emerging with consequent interest from amateur and professional photographers, this involves and will involve an increase in prices and a lower availability of this kind of optics.
So if anyone is interested in experimenting with these oddities, they would do well to get busy right away.
Iniziamo ad entrare nello specifico di come si possono adattare queste ottiche da proiettore su fotocamere digitali.
Innanzitutto è necessario procurarsi una di queste lenti e cercare di capire se il tiraggio è più corto o più lungo rispetto al nostro sistema fotografico.
Questo si può fare facilmente togliendo l’obiettivo montato sulla macchina fotografica, guardando nel mirino e muovendo l’ottica da proiettore davanti al bocchettone.
In questo modo si avrà una idea di quale potrebbe essere il tiraggio giusto, e di conseguenza capire se dovremo aggiungere una distanza, oppure eliminare una distanza.
Nel primo caso sarà molto semplice, basterà compensare la distanza mancante con dei semplici tubi di prolunga, mentre nel secondo caso la cosa si complica perché toccherà mettere mano a un tornio e tagliare la parte in esubero.
Quest’ultima operazione va eseguita da operatori esperti e solo dopo un accurato calcolo di quanto bisogna tagliare.
La tipologia di lenti non fotografiche è caratterizzata da una resa sicuramente originale e sempre diversa.
Una volta ‘assaggiata” una lente non convenzionale, si è presi dal desiderio di provarne tante altre.
Sarebbe qui impossibile illustrare la vasta scelta disponibile, per cui faremo una panoramica.
Let’s begin to get into the specifics of how these projector optics can be adapted to digital cameras.
First you need to get one of these lenses and try to figure out if the draw is shorter or longer than our photographic system. This can be done easily by removing the lens mounted on the camera, looking in the viewfinder and moving the projector lens in front of the mount.
In this way you will have an idea of what the right draft could be, and consequently understand whether we will have to add a distance, or eliminate a distance. In the first case it will be very simple, it will be enough to compensate for the missing distance with simple extension tubes, while in the second case it will be complicated because it will be necessary to use a lathe and cut the excess part.
This last operation must be performed by expert operators and only after an accurate calculation of how much to cut. The type of non-photographic lenses is characterized by a definitely original and always different result.
Once you’ve ‘tasted’ one unconventional lens, you’re drawn to trying many more.
It would be impossible here to illustrate the vast choice available, so we will give an overview
Projar 100/2.8, equipaggiava proiettori di diapositive 35mm.
Con questo genere di ottiche è facile imbattersi in barilotti di plastica, in questo caso il tiraggio corto non permetterebbe di fare altro che fotografie macro, tuttavia la lente posteriore è distante dalla fine del barilotto e ciò significa che si può tagliare tutta la parte eccedente e ottenere così un margine tale da consentire la messa a fuoco oltre l’infinito.
Sulla destra è visibile come si presenta all’origine, mentre sulla sinistra dopo aver effettuato il taglio e la filettatura.
In questo specifico caso siamo riusciti addirittura a creare abbastanza spazio da permettere l’inserimento di un elicoide tra la lente e la fotocamera.
Questa è una bella notizia perché un elicoide ci permette una rudimentale messa a fuoco, molto simile a quella che si può avere in un obiettivo fotografico a fuoco manuale. Come potrete notare, una volta assemblati tutti i pezzi, l’ottica assume l’aspetto di una vera e propria lente fotografica.
Projar 100/2.8, equipped 35mm slide projectors.
With this kind of optics it is easy to come across plastic barrels, in this case the short throw would not allow you to do anything other than macro photography, however the rear lens is far from the end of the barrel and this means that you can cut off all the excess and thus obtaining enough margin to allow focusing beyond infinity.
On the right it is visible how it looks at the origin, while on the left after having made the cut and the thread. In this specific case we even managed to create enough space to allow the insertion of a helicoid between the lens and the camera.
This is good news because a helicoid allows us a rudimentary focus, very similar to what you can have in a manual focus photographic lens.
As you can see, once all the pieces are assembled, the optics take on the appearance of a real photographic lens.
Purtroppo in alcuni casi non è possibile tagliare, in quanto la lente posteriore è quasi a filo della fine del barilotto. In questo caso la soluzione potrebbe essere quella di filettare l’intero barilotto (se il diametro lo consente) in modo da poterlo avvitare il più possibile all’interno della fotocamera.
Questa è stata la soluzione per adattare questo SOM Berthiot 85/2.8 di fabbricazione francese.
Si tratta di un’ottica nata per equipaggiare dei proiettori portatili. Come si può vedere, l’oggetto è veramente molto piccolo.
In questo caso il barilotto è tutto in metallo pieno e le lenti sono pericolosamente a filo.
La conseguenza di avere vetro vero nelle lenti è che questi SOM BERTHIOT hanno una resa molto pittorica. Ecco alcuni esempi.
Unfortunately in some cases it is not possible to cut, as the rear lens is almost flush with the end of the barrel. In this case the solution could be to thread the entire barrel (if the diameter allows it) so that it can be screwed as much as possible inside the camera.
This was the solution to adapt this French made SOM Berthiot 85/2.8. It is a lens created to equip portable projectors.
As you can see, the object is really very small. In this case the barrel is all solid metal and the lenses are dangerously flush.
The consequence of having real glass in the lenses is that these SOM BERTHIOT have a very pictorial rendering. Here are some examples.
Parlando di ottiche da proiezione, eccone un’altra, la bellissima LEITZ ELMARON 150/2.8 che equipaggiava i proiettori medio formato.
Trattandosi di medio formato, il cerchio di copertura è molto più ampio e le dimensioni rispecchiano la sua destinazione d’uso.
Questa volta non è stato necessario effettuare tagli, ma neppure filettature, in quanto l’ottica veniva fornita con apposita custodia rigida di plastica in cui avvitarla.
Tale accessorio si è dimostrato prezioso per ottenere una efficace messa a fuoco. Unico accorgimento necessario è stato quello di realizzare un raccordo in alluminio che permettesse di congiungere il tutto alla fotocamera.
La resa di questa ottica medio formato su sensore full frame è qualcosa di veramente straordinario; per niente nitida, anzi estremamente pastellata, poi un bokeh tutto suo che conferisce alle immagini un aspetto pittorico unico nel suo genere.
Speaking of projection optics, here is another one, the beautiful LEITZ ELMARON 150/2.8 that equipped medium format projectors.
Being a medium format, the circle of coverage is much wider and the dimensions reflect its intended use.
This time it was not necessary to make cuts, but not even threads, as the scope was supplied with a special rigid plastic case in which to screw it.
This accessory has proved to be invaluable in obtaining effective focusing. The only precaution necessary was to create an aluminum fitting that would allow everything to be joined to the camera.
The resolution of this medium format lens on a full frame sensor is something truly extraordinary; not at all sharp, indeed extremely pastel, then a bokeh of its own that gives the images a unique painterly aspect.
Un altro obiettivo che merita di essere citato, è questo strano pezzo di ferro di fabbricazione francese e senza scritte che di fatto non è stato possibile identificare in alcun modo.
E’ stato necessario tagliare il barilotto, che a differenza del Projar, era di uno spesso metallo.
Comunque alla fine il lavoro è venuto bene. Abbiamo dovuto ricostruire interamente un finale in teflon nero che andasse a chiudere il largo barilotto e fornisse una filettatura da 42×1 per rendere possibile il montaggio sulla fotocamera.
Purtroppo in questo caso non si è potuto fare di più, quindi l’utilizzo di questa ottica è limitato a primi piani e macro.
Per cambiare il punto di messa a fuoco bisogna ogni volta aggiungere o togliere un anello di prolunga e il fuoco rimane sempre fisso a quella distanza. Ovviamente non è un obiettivo da poter usare in troppe situazioni, tuttavia la sua resa lo rende interessante.
Another lens that deserves to be mentioned is this strange piece of iron of French manufacture and without writing that in fact it was not possible to identify in any way.
It was necessary to cut the barrel, which unlike the Projar, was of a thick metal.
However, in the end the work came out well. We had to completely rebuild a black Teflon finish that would cap the large barrel and provide a 42×1 thread to make it possible to mount on the camera.
Unfortunately in this case it was not possible to do more, so the use of this lens is limited to close-ups and macros.
To change the point of focus you have to add or remove an extension ring each time and the focus always remains fixed at that distance. Obviously it is not a lens that can be used in too many situations, however its yield makes it interesting.
Passiamo ad una lente cinematografica rarissima. Così rara che non non esistono informazioni neppure online.
In questo caso però c’è un nome: CINEOT 90/1.2 il quale fa pensare che si possa trattare di un’ottica cine.
Questo CINEOT è sicuramente l’obiettivo più soft e questa caratteristica lo rende unico nella resa fotografica, in quanto cancella completamenti tutti gli elementi appena al di là del punto di messa a fuoco e allo stesso tempo genera un alone tutto intorno al soggetto.
Let’s move on to a very rare cinematic lens. So rare that there is no information even online.
In this case, however, there is a name: CINEOT 90/1.2 which suggests that it could be a cine lens.
This CINEOT is certainly the softest lens and this feature makes it unique in photographic rendering, as it completely erases all the elements just beyond the focus point and at the same time generates a halo all around the subject.
COMPONAR 75/4.5 originariamente destinato agli ingranditori per la stampa in camera oscura.
Questi obiettivi da ingranditori sono sicuramente i più facili da adattare e da usare.
Facili perché hanno un tiraggio molto lungo, quindi c’è sempre spazio per inserire un elicoide M42; anzi a volte è addirittura necessario aggiungere tubi di prolunga per arrivare a livelli di messa a fuoco utilizzabili nella vita di tutti i giorni.
Il Componar ha una particolarità, mentre le altre ottiche viste finora non hanno un diaframma, lui ne ha uno quadrato a quattro lamelle.
A livello di resa è abbastanza normale, nel senso che ha una certa risolvenza e non altera i soggetti in alcun modo, anche se va sottolineato che chiudendo il diaframma si ottiene uno sfocato quadrettato.
COMPONAR 75/4.5 originally intended for enlargers for darkroom printing.
These photographic enlarger lenses are certainly the easiest to adapt and use.
Easy because they have a very long draw, so there is always room to insert an M42 helicoid; indeed, sometimes it is even necessary to add extension tubes to reach usable focus levels in everyday life.
The Componar has a peculiarity, while the other optics seen so far do not have an iris, he has a square one with four blades.
In terms of rendering, it is quite normal, in the sense that it has a certain resolution and does not alter the subjects in any way, even if it should be emphasized that by stopping down you get a blurred squared effect.
Infine ecco un obiettivo veramente strano, si tratta del NORITSU ZOOM 5.3X – 17X che di fatto è un componente interno dei minilab NORITSU.
In questo caso la curiosità è tanta perché la struttura dell’oggetto è totalmente diversa da ogni cosa mai vista prima.
Chissà come si sarebbe comportata alla luce del sole un’ottica concepita per stare chiusa all’interno di un macchinario.
Bene, la resa generale sembra molto buona, c’è una discreta nitidezza e i colori sono sempre vividi.
Unico effetto evidente sono quei graffi onnipresenti, provocati da luce obliqua a cui questi vetri non sono abituati.
Finally here is a really strange lens, it is the NORITSU ZOOM 5.3X – 17X which is in fact an internal component of the NORITSU minilabs.
In this case the curiosity is great because the structure of the object is totally different from anything ever seen before.
Who knows how a scope designed to be closed inside a machine would have behaved in sunlight.
Well, the general rendering seems very good, there is a good sharpness and the colors are always vivid.
The only evident effect are those ubiquitous scratches, caused by oblique light to which these glasses are not used to.
In conclusione possiamo dire che queste strane ottiche non fotografiche sono sicuramente curiose e tutte da scoprire.
I loro colori pastello e quei differenti tipi di bokeh sono una sorpresa continua e rendono molto bene, soprattutto per motivi floreali e soggetti macro… ma forse anche per i ritratti.
Vedremo.
In conclusion we can say that these strange non-photographic lenses are certainly curious and waiting to be discovered.
Their pastel colors and those different types of bokeh are a constant surprise and they perform very well, especially for floral motifs and macro subjects… but perhaps also for portraits.
We will see.
Toni Pierdomè
Sono un ritrattista che ama fare ritratti artistici con lenti vintage, sono sempre stato affascinato dai volti per ciò che gli occhi e le espressioni riescono a trasmettere. Amo l’arte in ogni sua forma e penso che la fotografia sia una delle migliori espressioni della creatività umana.

Toni Pierdomè
I am a portrait photographer who loves to make artistic portraits with vintage lenses, I have always been fascinated by faces for what the eyes and expressions can convey. I love art in all its forms and I think photography is one of the best expressions of human creativity.
Complimenti per la tua ricerca Toni, la scelta di una determinata lente sta alla base di ogni percorso fotografico, la penna con cui scrivere non è forse parte del messaggio?
Grazie mille Davide, mi fa piacere sapere che questi miei strani esperimenti suscitano interesse. Sono grato e onorato di aver potuto collaborare con una realtà importante come la vostra. Sono sicuro che questo articolo saprà stimolare molte persone a ritrovare quell’entusiasmo per la fotografia che gli automatismi delle moderne attrezzature stavano rischiando di anestetizzare.
Ho avuto la fortuna e il piacere di vedere queste meraviglie di persona, in un paio di dimostrazioni tenute da Tony, l’effetto sortito è stato proprio quello di farmi ritrovare ila voglia e il desiderio di sperimentare nuovi modi e mondi per una fotografia che ha ormai perso il suo vero significato.
Grazie Tony
Ciao Diego, innanzitutto grazie per aver voluto essere presente a diverse mie presentazioni, poi grazie anche per queste belle parole. Sono onorato di aver riacceso la fiamma in un grande fotografo come te che di lavori importanti ne ha fatti veramente tanti. Grazie.
Complimenti per l’articolo, devo dire che la parte tecnica è stata ottimamente trattata, con precisione e competenza. Da fotografo professionista apprezzo molto quando un articolo si focalizza sugli aspetti più tecnici della fotografia, e devo dire che in questo caso le spiegazioni erano chiare e concise. In particolare ho trovato molto interessanti le foto esempio e lo stesso mood fotografico in modo da farmi capire la differenza tra ogni tipo/modello di lente
Siete sempre una garanzia
Grazie mille Antonio, mi fa piacere sapere che sono riuscito ad esporre in modo chiaro concetti per certi versi complessi.
Non sono una fotografa ma amo l’ arte in ogni sua forma e sono rimasta affascinata dalla bellezza delle immagini che questi obiettivi riescono a produrre. Ho avuto modo di assistere ad alcune serate di fotografia Artigianale in cui Toni ha spiegato con passione i suoi incredibili esperimenti. Sono rimasta talmente colpita dall ‘ aspetto onirico di queste fotografie,tanto da volerle utilizzare per una carta da parati nella mia casa.
Grazie mille Franca, mi fa molto piacere sapere che le mie fotografie oniriche siano riuscite a conquistare una artista, nonché donna di buon gusto come te.
Ottimo articolo, ho la fortuna di possedere uno dei Projar sopra descritti e di un altro obiettivo sempre da proiettore, ma che non è stato descritto, anche lui con una resa stupenda. Ovviamente entrambi forniti dal caro Toni che mi ha fatto conoscere le potenzialità di questa tipologia di ottiche. Complimenti Toni sempre fonte di ispirazione
Ciao Daniele, è sempre un piacere risentirti. In effetti non ho parlato del Pentacon AV 80/2.8 perché sarebbe stato impossibile descrivere tutte le mie ottiche in un unico articolo, così ho fatto la scelta di mostrare le cose più strane e diverse tra loro. Mi fa piacere sapere che i miei esperimenti riescano in qualche modo ad essere di ispirazione… grazie.
C’è qualcosa di nuovo nella fotografia.… il vintage! Una tendenza che consiste nel fotografare con robe strane che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha toccato con mano. Io ho provato a toccare con le mie mani quegli oggetti strani che Toni accarezza e gli usa dopo aver messo dei guanti. Solo dopo ho capito perché ogni volta mi faceva lavare le mani prima di provare una delle sue creature. Vedete, seguire a tutti i costi e prezzi nuove mode e tendenze ci porta poi, ad apprezzare meglio le cose più semplici ritornando indietro con il tempo. Le sue ottiche modificate per essere utilizzate su un corpo fotografico digitale ci rifanno vivere quei minuti, ore che passavamo davanti ad uno schermo di proiezione dove si proiettevano al buio le diapositive, filmini super 8. Oggi queste ottiche al contrario di un tempo vedono la luce e i suoi riflessi con tanti effetti diversi tra loro nei colori e nelle forme che creano “un’armonia pittorica”. In conclusione Toni non ha inventato nulla, ma ha messo in opera un suo sogno rispolverando quella voglia di vintage che ognuno di noi sogna di avere, mettendo assieme quei valori e semplicità perduti. Definisco il mio amico Toni un grande sognatore e visionario di un passato che oggi grazie a lui lo possiamo vivere nel presente.
Grazie di cuore per queste belle parole amico mio. Hai descritto esattamente il sentimento e la spinta emotiva che da anni mi porta a sperimentare oggetti e soggetti di ogni sorta. Mi perdonerai per tutte le lavate di mani e relative asciugature, ma sai che su certe cose sono maniacale 😉
Bella emozione regala la macchina fotografica grazie a Tony ed il suo sfocato
Grazie mille Fabrizio, sono contento che le mie foto con quei strani sfocati riescano a trasmettere emozioni.
Grande Tony!!!! Sempre bello sperimentare nuove ottiche….
Si Massimo, la fotografia è una cosa bella non solo perché ci permette di avere delle foto a ricordo dei bei momenti, ma anche perché stimola fantasia e la creatività insita in ognuno di noi.
In un mondo che va alla ricerca affannosa e frettolosa di una “perfezione standard”, fare foto in questo modo è come ritrovare il gusto di un qualcosa che si era perso da tempo. Si assaporano tutte le fasi di un processo che porta a risultati stupefacenti, non scontati e mai banali.
Grazie a un “Difetto” (o caratteristica) di un’ottica inusuale, si crea un’immagine unica e poetica, a volte impalpabile… un’opera d’arte che riflette per ognuno emozioni diverse . Mi piace molto il messaggio contenuto in questo progetto che premia, attraverso una visione non convenzionale e dei magnifici risultati: unicità , autenticità, sensibilità, a discapito di una omologazione ormai troppo diffusa. Non è forse questa la vera bellezza ?
Grazie mille Benedetta… hai descritto in maniera poetica esattamente le sensazioni che mi spingono a continuare in questo percorso di ricerca e sperimentazione. Adoro le imperfezioni perché sanno di cose vere, di conseguenza riesco a vedere in ogni difetto di queste strane ottiche una opportunità di interpretare in modo originale la bellezza che ci circonda.
L’adatatore M42 ha permesso agli appassionati di ottiche vintage di sfruttare sulle attuali fotocamere con attacco a baionetta le potenzialità di straordinari obiettivi dimenticati nei cassetti. Il connubio adattatore M42 e ottiche non fotografiche ha aperto nuove frontiere nell’immaginazione dei fotografi. Ho avuto la fortuna di avere Toni Pierdomè come maestro e ora anche amico. Cosa che mi ha permesso di sperimentare con mano gli straordinari risultati di questo particolare mondo della fotografia.
Grazie per queste belle parole amico mio. Ormai siamo compagni di avventura in questo mondo fatto, si di ricerca e sperimentazione, ma soprattutto di ammirazione e riconoscenza per la bellezza che la natura ci ha regalato. Se tutti potessero avere quella sensibilità che permette di apprezzare il bello e il buono, sicuramente nessuno potrebbe pensare alla sopraffazione e alla distruzione. La bellezza salverà il mondo.