Articolo: Davide Rossi
Sono stato in una scuola.
Tutto si muoveva attorno alla scoperta di attività creative e sullo scambio interattivo diretto tra insegnanti ed alunni, i laboratori al suo interno si svolgevano tra curiosità e piccoli sguardi timidi, che pian piano diventavano sorrisi.
Gli orari delle lezioni accoglievano le necessità di tutti, ognuno aveva la possibilità di approfondire le scoperte da cui era più attratto, come ad esempio la fotografia.
Una materia nota, ma molto diversa da quello che si potrebbe immaginare.
Un viaggio alla scoperta dei fondamenti costruito intorno alla fotografia primordiale, sorprendenti e misteriose magie come in una sorta di viaggio nel tempo e nell’arte, una stregoneria contemporanea.
Sono stato in una scuola in cui gli occhi dei ragazzi e degli insegnanti brillavano della stessa luce, il fiume di curiosità aumentava sempre di più coinvolgendo anime e cuori.
Ne sono sicuro, tutto questo non è stato un sogno perché scorrendo le fotografie ritrovo quelle emozioni e quei momenti vissuti a massima velocità, non era possibile fermarsi per realizzare quanto stava accadendo, io lo posso fare soltanto adesso, attraverso gli attimi colti e le forti passioni ancora pulsanti.
Quella scuola può esistere e può cambiare la vita di tutti. Chiamiamolo esperimento. Pensiamolo come futuro possibile, un futuro che può essere adesso.
E’ proprio attraverso la forte volontà e gli sforzi di alcuni che le cose si possono cambiare, il progetto SLOW SCHOOL dell’Istituto Comprensivo di Montegrotto Terme ne è l’esempio lampante.
Tre giorni di attività grazie alle quali i ragazzi della scuola media hanno potuto vivere esperienze che potrebbero cambiare la vita, dando loro degli strumenti formidabili per affrontare il futuro con più decisione, il fine più alto che può avere un percorso educativo.
Costruire una fotocamera con cartone e nastro adesivo per poi farla funzionare veramente, non è impresa facile neanche per gli esperti del BRANCO OTTICO e FREQUENZE VISIVE, eppure lo abbiamo fatto tutti assieme, tra decorazioni personalizzate e lunghezze focali inimmaginabili prodotte dalle lenti di ingrandimento biconvesse comprate all’emporio cinese.
Realizzare cianotipie dopo essersi ritratti e giocare stampando su palla, ceramica, foglie, vetro, stoffe, lenzuola, ci ha riportati tutti alla stessa dimensione fanciullesca, uno spazio mentale che non teme l’espressività personale, così come un bambino non si fa riguardi nell’inventarsi nuovi giochi, noi tutti abbiamo liberato l’enfant prodige latente da dentro di noi.
Una corsa contro il tempo scandita da urla di soddisfazione per ogni opera uscita dalla camera oscura, per far fronte agli imprevisti e concludere i laboratori è servita tutta l’esperienza necessaria, compresa quella utile a realizzare che il materiale fotosensibile non tollera buchi nella fotocamera, oppure rifrazioni di luce causate da scatole bianche al proprio interno.
Magari potremmo anche parlare del termine “corretta esposizione” da mettere in pratica con una lente di ingrandimento sconosciuta e con una mano come otturatore.
Sto pensando adesso che ho imparato molto. E questo avviene a scuola.
Cambiare si può, dipende da noi.
Loro, i ragazzi, sono il futuro.
Non esiste un investimento più grande, non esiste “giocata” migliore.
Io punto tutto quello che ho, con il BRANCO OTTICO e i progetti con le scuole il cambiamento è già iniziato.